sabato 31 maggio 2014

NEW YORK, NEW YORK

Chi pensa , arrivando oggi a New York di sentire gli echi della colonna sonora del film omonimo cantata da Liza Minnelli, si troverà completamente fuori strada . Il soundtrak di questa città esce dalle radio, dai taxi , dai bar, si ascolta dagli auricolari delle teen-agers di colore durante i tragitti in metropolitana, ed è HAPPY (i'm) di Pharrel Williams, che per fare un paragone con la mia modesta cultura di italiano, ricorda in qualche modo il clima ai tempi della " Milano da bere". Una musica scorrevole, dinamica , free , accattivante , attraente , che suscita una idea di movimento , sciolto e ritmato, di energia che scorre . La sensazione che mi sono portato via da questa perla degli USA , che diverse persone si sono premurate di sottolineare non essere assolutamente rappresentativa degli USA stessi è questa . Energia e movimento. Un californiano incontrato sul terrazzo al 40° piano del mio Hotel dopo aver chiesto cosa ne pensassimo di N.Y , con un mezzo sorriso ha subito precisato "badate che NY non è l'America,,, . Certo NY non è l'America, ma l'idea che ci siamo fatti è che solo in America potrebbe esistere una New York. E dunque. Non è l'America, ma molto probabilmente ne è una metafora Certo l'arrivo non è stato promettente . Piove all'aeroporto JFK di New York. La grande sala dove veniamo accompagnati, quasi scortati dalla sicurezza contiene almeno un migliaio di persone, e a parta alcuni schermi televisivi che trasmettono notiziari sportivi non c'è nulla. Ci vogliono piu' di due ore di coda per arrivare agli sportelli del controllo dei passaporti, rigoroso in modo ridondante, comparazione foto con quella del passaporto, impronte digitali di tutte le dita di entrambe le mani, fatte da poliziotti dall'aria impassibile ed assente che tuttavia, appena qualcuno sporge dalla fila , assumono l'aspetto di un psicopatico pronto a spararti a vista se solo gliene offri l'occasione. POi ritiro delle valigie, che nel frattempo sono state tolte dai nastri trasportatori dove giravano a vuoto da ore e sommariamente ammassate in mezzo all'atrio e poi nuovo controllo bagaglio, documenti di immigrazione. L'aereo è atterrato alle 12,30 ora locale e sono passate le 15,00 quanto usciamo per prendere l'air-train, un treno navetta il cui biglietto verrà acquistato all'uscita. Piove, il JFK è pieno di lavori in corso, il panorama intorno è desolante , acquitrini, terreni incolti e materiali abbandonati. POi , dopo almeno 20 minuti di treno arriviamo alla stazione, dove comperiamo i biglietti per uscire e due abbonamenti settimanali per la metropolitana (40 dollari l'uno, circa 30 euro) da un immigrato che ha un piccolo chiosco nell'atrio, e che ci tende il tutto prima ancora che glielo chiediamo. Sa già cosa vogliamo. Sarà banale, ma è un assaggio della efficienza che incontreremo in città. Altri 40 minuti di metropolitana e siamo alla nostra Fermata , il POrt Authority Bus terminal, stazione immensa che contiene anche una stazione degli autobus ed una dei treni. a 500 metri c'è il nostro hotel, e dopo 30 minuti tra registrazione, presa di possesso della camera e doccia siamo a già a Times Square, che dista dal nostro hotel forse 800 metri Times Square è un esperienza che si puo' solo vivere, difficile da raccontare. Una esplosione di luci , colori, gente, traffico. Un fiume inarrestabile di gente che cammina, in mezzo a stimoli e sollecitazioni di ogni tipo. Persone che propongono giri in bus panoramico o in elicottero, una ragazza vestita da Catwoman ti sorride e ti porge un depliant che pubblicizza uno spettacolo di Brodway, non riesci quasi a prenderlo che la folla ti ha già spinto verso un cow boy vestito solo di cappello , stivali e mutande bianche con una chitarra che arringa la folla prima di cominciare il suo spettacolo. Un gruppo di figuranti vestiti da Alien ed altri personaggi simili (sembrano veri) invitano i bambini a posare per una foto. Difficile fermarsi a vedere, in mezzo alla folla si fa largo un gruppo di persone con cartelli che manifestano. Un nucleo di poliziotti, addossato al muro, li tiene d'occhio senza apparente nervosismo. Hanno un arsenale alla cintura talmente fitto da sembrare grottesco, pile, manganelli, l'immancabile pistola, diversi tipi di radio. Il cappello è quello punte visto al cinema che fa tanto vintage ma hanno tutti un filo che porta all'orecchio .- L'insieme di persone che cammina e si muove rende perfettamente comprensibile dove gli sceneggiatori di film come StarWars si siano ispirati per le folle di alieni di tutte le specie che si muovono nelle città del futuro: la folla è composta di persone di tutte le razze , di tutti i colori, di tutte le dimensioni , vestiti in tutte le fogge, eleganti, sportivi, vestiti da lavoro e con tutte le mescolanze possibili eppure hanno tutti lo stesso modo di muoversi e parlare, non è come da noi dove una persona di colore è quasi sicuramente un immigrato che parla male la nostra lingua , un bengalese idem eccetera, qui tutti sono parte di un qualcosa di complessivo, seguono lo stesso codice di comportamento, sono parte di un tutto di cui siamo noi gli osservatori esterni. Le coppie che si incontrano, le famiglie, i gruppi di amici sono quanto di piu' variegato si puo' immaginare. Un gruppo di amici, forse studenti dove ci sono ragazzi afroamericani, di origine giapponese, ispanica , una ragazza alta snella e biondissima ed una ragazza nerissima con i capelli afro bassa di statura. Sembrano quasi la pubblicità della Benetton. Davanti all'enorme entrata dell'Hard Rock Caffè una ragazza molto giovane vestita solo di un bikini con i colori della bandiera americana, molto ridotto specie nella parte superiore che fatica a contenere una sesta misura di cui il suo chirurgo plastico deve essere piuttosto orgoglioso, agita una piuma di struzzo in un segnale che non riusciamo a comprendere. Attraversiamo la strada assieme a un Chewbecca , pelosissimo, alto due metri che probabilmente si sta recando al lavoro con andatura tranquilla e dinoccolata. Qui il semaforo , per i pedoni, è solo una opinione e le automobili fanno fatica a muoversi, lavorando continuamente di clacson. Questa non me l'aspettavo a fa parte del sottofondo di NY: clacson sempre, a ripetizione anche quando non serve. E le insegne. Interi grattacieli su cui scorrono scritte luminose alte diversi metri, schermi televisivi di qualche decina di metri quadrati su cui compaiono facce sorridenti che parlano come nel film Blade Runner. e luci, luci, luci dappertutto, scritto che scorrono seguendo l'angolo dei palazzi, riportando previsioni del tempo, quotazioni di borsa e pubblicità varie . La prima sera ci facciamo trascinare da questo fiume di persone ed arriviamo, sempre guardandoci intorno come trottole, a la stazione Grand Central (un paio di chilometri, tutto sommato) . E' la piu grande stazione del mondo per numero di binari e si estende su un area di 19 ettari. Il punto che interessa è la dining room , al seminterrato, un enorme spazio lungo il cui perimetro si trovano ristoranti etnici di tutti i tipi - c'è anche quello italiano con pietanze dall'aria familiare ma dai nomi mai sentiti - ed al centro uno spazio grande come una piazza pieno di sedie e tavolini. Si acquista la cena ad uno dei chioschi e poi ci si porta tutto al tavolo. Al tavolo accanto al nostro c'è un gruppo di portoricani , con una sporta di birre e l'evidente intenzione di berle tutte , sono già alterati e non sono sicuro che sia solo alcol. Chiediamo loro dove si possano acquistare le birre, e quello che sembra il loro leader ci risponde "alla farmacia del piano superiore" , e chiama mia moglie "chica" e "querida" . Non siamo sicuri di avere capito e lasciamo perdere, salvo poi scoprire, mentre ce ne andiamo , che in effetti al piano di sopra c'è un locale con il nome "Pharmacia" dove si vendono medicinali ma anche articoli di supermercato tra cui detersivi, strofinacci e anche birre. Mah. L'hotel è confortevole, solo quaranta piani, la stanza è grande, il letto enorme, il piatto doccia potrebbe contenere quattro persone.ad un lato una cucina in piena regola con un frigo piu' grande di quello della pia cucina, congelatore, microonde, fornello, lavastoviglie...ma cosa ci fanno in camera gli americani?...oltre al solito tv al plasma....siamo rientrati alle 9 di sera ma per il nostro organismo sono le tre del mattino e ci spiaggiamo tramortiti senza piu' energia - continua.............