domenica 28 novembre 2010

I CANI NEI TEATRI ED IL CAVALLO DI CALIGOLA

E' di questi giorni la notizia che il Comune di Torino ha emesso un decreto che impone la presenza dei cani in tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico, dai ristoranti ai negozi, dai teatri alle biblioteche con poche eccezioni. I ristoratori o proprietari di negozi che desiderano poter vietare l'ingresso ai cani, debbono addirittura richiederne apposito permesso, producendo adeguate motivazioni. Un decreto quindi che impone la presenza dei cani in tutti i luoghi frequentati dalle persone, indifferentemente dal gradimento comune di condividere un certo tipo di spazio con gli animali. Che può' essere la quiete di una biblioteca , la reverente atmosfera di un museo, la magia del teatro come pure più' banalmente il luogo nel quale si mangia. Il pretesto che è stato addotto per l'emanazione di questo diktat è ovviamente un presunto bisogno di conciliare meglio la convivenza tra uomini e animali, difendere i diritti degli animali ed altre amenità' . Ma di fatto stabilisce una dimensione nuova ed inquietante nel rapporto tra uomo e cane, rendendo evidente il degrado nel quale la nostra civiltà sta sempre più velocemente sprofondando. Una civiltà nel quale il rapporto tra esseri umani si è enormemente degradato, a causa dell'individualismo necessario a difendere il proprio personale benessere , e che ha perciò progressivamente ridotto al minimo i rapporti umani, bisognosi di reciproca attenzione, tolleranza , comprensione. Tuttavia, la parte animale delle persone non può' prescindere dalla propria natura sociale. Ecco allora che interviene il cane. Animale impropriamente definito amico dell'Uomo (l'amicizia è una cosa che abbisogna di reciprocità e non ci è dato di conoscere l'opinione del cane) , dopo essere stato utile nella caccia, nella guardia delle greggi, oggi è approdato ad animale estensione della psiche nevrotica delle persone, che lo pongono tra se ed il proprio prossimo nell'illusione di avere comunque un proprio branco alternativo di appartenenza. Al punto che viene ritenuto lecito imporre il cane nella Società degli uomini come se ne facesse parte, proprio perché talune persone sono convinte che il loro animale ne faccia effettivamente parte. Sono persone che umanizzano i comportamenti del proprio cane, vogliono umanizzarlo per renderlo importante , che voglio credere che il proprio animale sia più' di un animale perché altrimenti dovrebbero fare i conti con la propria incapacità di relazionarsi con le persone vere. Ecco quindi una Società che legalizza, certifica questa impossibilità di essere Società umana ed introduce l'animale come parte di se stessa. Nell'antico Impero Romano agli inizi della sua decadenza comparve un imperatore che si chiamava Gaio Giulio Cesare Germanico , detto Caligola che secondo la leggenda nomino' Senatore il proprio cavallo Incitatus. Secondo altre fonti la sua fu solo una minaccia, poi non messa in atto ma sembra certo che questo cavallo cenasse alla sua mensa. IL povero Caligola era considerato pazzo, dai suoi contemporanei, ma visto il decreto del Comune di Torino forse era solo in anticipo sui tempi. Di fatto esprimeva una difficoltà (forse patologica) a relazionarsi con i propri simili . Secondo alcuni la minaccia di fare Senatore il proprio cavallo fu solo una battuta di Caligola per esprimere il proprio disprezzo per i Senatori che lo circondavano . Ecco, il disprezzo. Nella ordinanza di Torino vi è il disprezzo per i diritti di tutti coloro i quali non desiderano essere costretti a convivere con i cani. Vi sono persone che sono allergiche ai cani, ma vi sono persone che semplicemente dei cani hanno paura. Hanno paura dei cani nevrotici, impauriti, aggressivi che vivono nella nostra Società, che non sono solo i batuffoli , i "Fido" gli "amici a quattrozampe" ma che sono anche le mascelle che dilaniano, che uccidono. Che escono dal loro cortile di casa e riducono una ragazza che faceva Jogging ad un ammasso di carne sanguinolento che avrà per sempre orrore a guardarsi allo specchio. Settantamila aggressioni l'anno in Italia, delle quali il dieci percento gravi o mortali. Donne, bambini. Anche questo è il cane. E poi c'è il diritto di chi dei cani ha paura e schifo e desidera poter mangiare in un ristorante e non in un canile . Naturalmente nella ordinanza si sarà sprecato anche un po' di inchiostro per stabilire che i padroni debbono vigilare sulla tranquillità e pulizia dei loro animali. Ma l'importante è stato stabilire che i cani hanno più' diritti delle persone, perché questi animali sono il prolungamento dell'ego di esseri umani sufficientemente influenti da imporre le proprie scelte ( avere un cane non dovrebbe essere un obbligo) per poter esercitare un loro potere sugli altri. Non vi è altra motivazione: ai cani non interessa il teatro, il cinema, il ristorante. Probabilmente sarebbero disturbati da troppe luci e troppo rumore. La cosa corretta da fare per chi dichiara di amare gli animali ( ma sarebbe tutto da dimostrare il motivo per il quale detenere un animale in cattività dovrebbe essere amore per gli animali ) sarebbe quella di portarli in campagna, in un bosco, forse in montagna o a fare una nuotata nel lago (l'acqua di mare sembra non faccia loro troppo bene) Invece si stabilisce che l'umano possa occupare tutti gli spazi che vuole tenendo al guinzaglio (quando il guinzaglio c'è) un proprio ego aggressivo che può impaurire gli altri, che può' urlare il proprio odio, minacciare. Oppure semplicemente imporre una sgradevole presenza, che non è più' concesso evitare. Può' entrare in un ristorante, dove la gente vorrebbe poter mangiare in santa pace, imponendo la convivenza con un animale anche eventualmente contro il parere del proprietario, se egli non ha legalmente richiesto l'esenzione (motivata) Personalmente, se in un ristorante o un negozio trovo cani, giro sui tacchi ed esco. Non credo di essere l'unico. Caligola fece senatore il suo cavallo, noi eleggiamo i cani a membri privilegiati della nostra Società.L'imposizione del cane su tutto e su tutti . Segno della decadenza della nostra civiltà , così' come la follia di Caligola era anticipatrice della decadenza e successivamente del crollo dell'Impero Romano, civiltà fiorita dal formidabile spirito di squadra degli antichi romani e naufragata nell'individualismo

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