martedì 6 febbraio 2024

La città italiana dove le tensioni si accendono per i lavoratori immigrati-traduzione articolo Financial Times di Amy Kazmin

  La città italiana dove le tensioni si accendono per i lavoratori immigrati

Mentre la popolazione diminuisce, l'Italia si confronta con la crescente diversità culturale che deriva dalla dipendenza dalla manodopera straniera.


Rejaul Haq, Abdul Majid Kinani e Bou Konate sono i leader dei due centri della comunità islamica di Monfalcone, nei quali è stato vietato di tenere preghiere


Nel vasto cantiere navale di Fincantieri nel porto adriatico di Monfalcone, circa 1.700 italiani lavorano insieme a 6.800 operai stranieri qualificati per costruire tre enormi navi da crociera per compagnie di viaggio internazionali.


Ma per il popolare sindaco di estrema destra della città italiana, Anna Maria Cisint, la convivenza con la manodopera straniera del gigante della cantieristica e con le loro famiglie - prevalentemente musulmane del Bangladesh - è piuttosto difficile.


Cisint, che è stata rieletta nel 2022 con l'appoggio di Fratelli d'Italia del premier Giorgia Meloni e della Lega di Matteo Salvini, si lamenta da tempo dei bangladesi, dei nordafricani e degli altri stranieri che oggi rappresentano complessivamente oltre il 30% della popolazione di Monfalcone.


Le tensioni tra il sindaco e i residenti musulmani sono arrivate al culmine l'anno scorso, quando il Comune ha vietato le preghiere presso il centro islamico locale, dove i lavoratori migranti e le loro famiglie si riuniscono e praticano il culto pacificamente da due decenni, e presso i suoi locali satellite in affitto.


Il 23 dicembre, sei settimane dopo l'ordinanza di divieto, circa 8.000 persone hanno marciato per protestare contro quello che considerano un tentativo di privare i musulmani di un diritto costituzionale italiano fondamentale: il diritto di pregare liberamente.


"Ci portano qui e ci fanno costruire belle navi dove la gente può andare in vacanza", dice Sani Kamrul Hasan Bhuiyan, 33 anni, emigrato dal Bangladesh all'età di 16 anni per raggiungere il padre, operaio in un cantiere navale. "Ma quando devono riconoscere i tuoi diritti, vogliono che tu sia uno schiavo".


I leader del centro stanno ora impugnando il divieto in tribunale e una prima sentenza è attesa per il 7 febbraio.


Cisint sostiene che il divieto di preghiera è una semplice questione di zonizzazione, sottolineando che il centro islamico, situato al piano terra di un condominio del centro, occupa uno spazio destinato ad attività culturali - non al culto religioso.


"Il piano urbanistico dice che non ci possono essere luoghi di culto", ha dichiarato al FT. "Non ho chiesto loro di non pregare. Non oserei mai... Sto solo dicendo loro che devono rispettare le regole".


Ma i leader delle comunità musulmane ritengono che la restrizione alla loro fede rifletta l'ostilità di Cisint nei confronti della loro presenza in città e le sue speranze di candidarsi al prossimo Parlamento europeo per la Lega di estrema destra, fomentando il sentimento anti-musulmano e anti-migranti per aumentare il suo profilo.


A dicembre, in occasione di un raduno del gruppo europeo di estrema destra Identità e Democrazia (ID) - i cui membri includono la Lega, l'AfD tedesco e il Rassemblement National di Marine Le Pen - la Cisint ha affermato che i lavoratori musulmani in Italia praticano "l'Islam più fondamentalista" e rappresentano "un enorme pericolo per le nostre città, i nostri territori, la nostra cultura e la nostra libertà".


Ma i residenti musulmani di Monfalcone ritengono che siano i loro diritti fondamentali - di praticare il culto e di insegnare ai loro figli i principi della loro fede - a essere sotto attacco.


Le tensioni tra Anna Maria Cisint, sindaco di Monfalcone, e i residenti musulmani sono arrivate al culmine lo scorso anno, quando la città ha vietato le preghiere nel centro islamico

"Da 20 anni facciamo le preghiere [lì]. Tutto va bene, nessun problema. All'improvviso arriva qualcuno e dice 'non va bene'", dice Abdul Majid Kinani, 54 anni, un migrante marocchino che si occupa del bestiame in un caseificio locale e guida la preghiera nel centro islamico."Sta usando questa comunità per scopi politici e interessi politici", dice.


Il conflitto che sta sconvolgendo Monfalcone è foriero di tensioni in aumento in tutta Italia, mentre il Paese si confronta con la crescente diversità etnica e culturale che è una conseguenza naturale della sua crescente dipendenza dai lavoratori stranieri.


"L'Italia ha ancora una sfida nel rendersi conto che è un Paese di immigrazione - è un Paese di successo e quindi ci sono più immigrati che emigranti", dice il demografo e sociologo Francesco Billari, rettore dell'Università Bocconi di Milano.  


Sebbene il governo di destra della Meloni sia preoccupato di reprimere gli immigrati clandestini, deve anche affrontare le crescenti pressioni da parte delle imprese e dell'industria italiane per consentire a un maggior numero di lavoratori extracomunitari di entrare legalmente nel Paese e di occupare i posti di lavoro vacanti che l'Italia, invecchiata e in crisi, ha a disposizione. che la forza lavoro italiana, che invecchia e si riduce, non è in grado di gestire.


A Monfalcone, Thomas Casotto, segretario provinciale della CGIL, uno dei maggiori sindacati italiani, afferma che il cantiere navale di Fincantieri farebbe fatica a operare senza manodopera straniera.


"Non troveremmo altri lavoratori, semplicemente non faremmo navi", afferma Casotto. "A causa dei bassi tassi di natalità, ci mancano braccia e mani per lavorare, non solo in Fincantieri, ma anche nell'agricoltura o nell'assistenza agli anziani".


Ma Billari sostiene che l'Italia si è finora preparata poco per integrare i nuovi arrivati nella società al di là dei cancelli delle fabbriche e delle aziende agricole, anche se fino al 15% dei bambini nati in Italia ogni anno ha due genitori stranieri.


"L'Italia non ha bisogno solo di lavoratori. Abbiamo bisogno di lavoratori con le loro famiglie, di lavoratori con i loro figli, di persone che diventino italiane e che costituiscano la prossima generazione", afferma.


I sondaggi indicano che gli italiani sono profondamente preoccupati per la maggiore presenza di persone straniere, soprattutto extraeuropee, nelle loro comunità. I musulmani, che i politici di estrema destra come il Cisint spesso demonizzano come una minaccia allo stile di vita italiano, sono visti con particolare sospetto.


"C'è questo pregiudizio secondo cui i musulmani, o gli immigrati in generale, sono buoni solo se fanno i lavori che gli italiani non fanno più - e poi dovrebbero sparire", dice Yahya Giovanni Zanolo, musulmano convertito di origine italiana e rappresentante regionale della Comunità religiosa islamica d'Italia, con sede a Milano.


"[I lavoratori stranieri] dovrebbero andare a lavorare [per] 10-12 ore al giorno, tornare nelle case e restarci", aggiunge Zanolo, che lavora nell'industria energetica. "Se devono pregare, allora sono terroristi".


Zanolo è anche preoccupato da quella che considera la percezione diffusa tra gli italiani che tutti i musulmani siano stranieri. "Viviamo in una società che sta cambiando molto velocemente. C'è una nuova generazione di musulmani nati in Italia, che hanno 25 o 30 anni, sono nati da genitori immigrati e si sentono italiani al 100%", sostiene.


"Se i politici vogliono davvero avere una società migliore, allora attaccare solo una parte di essa non può portare a nulla di buono", aggiunge. "La comunità islamica deve avere la sua dignità e i suoi luoghi di culto".


È difficile avere un quadro preciso del cambiamento demografico dell'Italia. L'agenzia statistica nazionale italiana, l'Istat, non conserva dati sull'identità o l'affiliazione religiosa della popolazione, né sull'identità etnica o razziale dei cittadini, perché questi dettagli sono considerati troppo sensibili.


Ma nel 2021, la popolazione italiana di 59 milioni di persone comprendeva 5 milioni di cittadini stranieri - compresi i bambini nati in Italia da genitori non cittadini - e 1,4 milioni di naturalizzati italiani, 323.000 dei quali sono nati in Italia e hanno acquisito la cittadinanza dopo aver compiuto 18 anni, secondo l'Istat.


Le associazioni musulmane nazionali stimano che in Italia vivano 2 milioni di musulmani - tra cui circa un terzo dei residenti stranieri - mentre il Pew Research Centre, con sede negli Stati Uniti, stima che la comunità musulmana italiana nel 2020 sarà di circa 2,9 milioni di persone, pari a quasi il 5% del totale.


Nonostante ciò, l'Italia ha attualmente solo cinque moschee visibili, con un altro centinaio di siti approvati per le preghiere musulmane. Le iniziative comunitarie per la costruzione di nuove moschee hanno incontrato una forte resistenza da parte delle autorità locali, che le definiscono potenziali focolai di estremismo.


La provincia di Pisa, ad esempio, è un polo dell'industria toscana del cuoio, che impiega numerosi lavoratori provenienti dal Senegal, e il 12,5% della sua popolazione è costituito da stranieri o da italiani naturalizzati di recente. Eppure l'Associazione culturale islamica di Pisa ha dovuto lottare per oltre un decennio, anche in tribunale, prima di ottenere nel 2021 il permesso di costruire una moschea su un terreno alla periferia della città acquistato nel 2013.


Nella città settentrionale di Cantù, dove lavoratori qualificati provenienti dal Marocco e dalla Tunisia mantengono in vita l'industria del mobile, l'associazione musulmana locale è stata coinvolta in una lunga e aspra battaglia politica e legale per ottenere l'autorizzazione ufficiale a utilizzare un vecchio magazzino come luogo di culto.


La piazza principale di Monfalcone. I leader della comunità musulmana sostengono che la città non fornisce alcun sostegno ai nuovi arrivati per aiutarli a imparare la lingua o ad ambientarsi 

I musulmani di tutta Italia, molti dei quali praticano il loro culto in ambienti di fortuna o in case in affitto, guardano con allarme al divieto di Monfalcone, temendo che crei un precedente e incoraggi le autorità locali a reprimere i loro precari luoghi di culto.


"C'è il rischio di emulazione, che anche altri sindaci possano iniziare una sorta di persecuzione", afferma Yassine Lafram, presidente dell'Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII). "Questo tipo di approccio non aiuta l'integrazione ma fa il contrario: rischia di creare piccoli conflitti sociali tra le persone".


A lungo termine, Billari dell'Università Bocconi avverte che la mancata accettazione dei musulmani come parte della società potrebbe ritorcersi contro, portando al tipo di tensioni sociali viste in Francia, dove i cittadini di origine nordafricana si sentono alienati.


"Il grande rischio per questo Paese è di avere una generazione di molti giovani che crescono in Italia sentendosi non italiani, sentendosi esclusi. Non ne saranno felici", afferma. Corriamo il rischio che si rivoltino contro il Paese in cui sono cresciuti...". È una potenziale bomba ad orologeria".


Il divieto di pregare nel centro islamico di Monfalcone e in un secondo locale affittato a pochi isolati di distanza è il culmine di una lunga campagna di Cisint contro Fincantieri e la sua forza lavoro straniera.


Cisint, il cui padre ha lavorato nel cantiere navale decenni fa, si è concentrata sui bangladesi, che rappresentano circa il 25% della forza lavoro.


Si lamenta del fatto che le politiche italiane di ricongiungimento familiare sono troppo liberali e consentono l'arrivo di donne del Bangladesh, con almeno uno dei loro figli, se i loro mariti hanno un lavoro stabile.


Una volta qui, sostiene il sindaco, le donne del Bangladesh indossano i loro abiti tradizionali dell'Asia meridionale, incoraggiano i loro figli a digiunare durante il Ramadan e non riescono a imparare l'italiano o a trovare un lavoro. In risposta, i leader della comunità musulmana sostengono che la città non fornisce alcun sostegno ai nuovi arrivati per aiutarli a imparare la lingua o ad ambientarsi.



La forza lavoro del cantiere navale di Fincantieri a Monfalcone è composta per il 25% da bangladesi, e i leader sindacali affermano che il cantiere farebbe fatica a operare senza la manodopera straniera"Queste persone vogliono portare il Bangladesh a Monfalcone", dice Cisint, che ha inveito contro le donne del Bangladesh che vanno in spiaggia o in mare completamente vestite e ha anche cercato di reprimere i giovani migranti che giocano a cricket. "Il problema è che le comunità musulmane non hanno interesse a integrarsi".


A Monfalcone, don Flavio Zanetti, sacerdote della Cattedrale di Sant'Ambrogio, afferma che molti residenti italiani anziani esprimono "la sensazione di essere ospiti in casa propria".


Ma non tutti vedono i nuovi arrivi come un male per la città. Roberto Antonelli, presidente dell'associazione locale dei piccoli imprenditori, afferma che gli immigrati stranieri hanno rivitalizzato l'economia della città e hanno sostenuto il mercato immobiliare locale, creando nuovi piccoli negozi e affittando o acquistando appartamenti a vantaggio dei proprietari immobiliari di lunga data.


In un Paese in cui molte scuole e reparti di maternità stanno chiudendo per mancanza di domanda, dato il crollo del tasso di natalità in Italia, Monfalcone ha visto anche un aumento del numero di nuove nascite, soprattutto grazie alle famiglie di immigrati. "Se non ci fossero gli stranieri, Monfalcone sarebbe un deserto", dice Antonelli.


Tuttavia, la risposta del Cisint alla crescente presenza di figli di lavoratori stranieri nelle scuole dell'infanzia locali - che servono bambini dai 2 ai 5 anni - è stata una spinta a limitare le iscrizioni degli stranieri al 45% del totale, con il risultato che almeno 60 bambini piccoli sono rimasti senza posto nel 2018, quando il limite è stato imposto per la prima volta, secondo quanto riportato dai media locali.


Le prospettive di una risoluzione amichevole delle speranze dei musulmani locali di avere un luogo di culto appaiono fosche.


Rejaul Haq, 35 anni, arrivato in Italia dal Bangladesh nel 2006, ora naturalizzato italiano e proprietario di un minimarket e di una cartoleria, ha guidato la ricerca di un luogo appropriato dove i musulmani di Monfalcone possano riunirsi e pregare.


Una decina di anni fa, la comunità ha raccolto fondi, ha acquistato un supermercato vuoto con un parcheggio e ha ottenuto il permesso di ristrutturare l'edificio per farne un centro islamico. Ma mentre i lavori di ristrutturazione erano in corso, il Comune ha revocato le autorizzazioni, scatenando una battaglia legale che l'associazione musulmana ha inizialmente vinto, ma poi perso dopo che il Comune ha fatto appello alla sentenza del tribunale di primo grado.


Il supermercato si trova ora in una situazione di limbo, mentre un frustrato Haq, che ha due figli di 13 e 7 anni, dice di non vedere molte vie d'uscita. "Siamo pronti a fare tutto ciò che è necessario per rispettare la legge ma, ditemi, cosa devo fare?", chiede. "Vorrei rispettare le regole ma non me lo permettono. Io sono italiano, i miei figli si sentono italiani. Come italiano, ho il diritto di pregare o no?".


È una battaglia persa. Una battaglia contro il tempo [e] contro i fatti. Queste persone sono qui. Pensare di mandarle via è una fantasia


Ma Cisint, che si è infuriata per la protesta pre-natalizia della comunità musulmana, afferma che la città non ha la capacità di ospitare una sala di preghiera per i suoi residenti musulmani, che secondo lei dovrebbero cercare altrove, anche nelle città vicine. "Non abbiamo spazi infiniti", sostiene.


Altri a Monfalcone ritengono che l'atteggiamento intransigente del sindaco stia peggiorando le cose. Secondo il sindacalista Casotto, i suoi sforzi hanno ostacolato l'integrazione, acuito le tensioni sociali e minacciato di radicalizzare i musulmani. Inoltre, sottolinea, sono inutili.


"È una battaglia persa. Una battaglia contro il tempo [e] contro i fatti", sostiene. "Queste persone sono qui [ora]. Non torneranno a casa. Pensare di mandarle via è una fantasia".


Quasi due decenni dopo aver raggiunto suo padre a Monfalcone, Bhuiyan vede ora l'Italia come la sua casa. È naturalizzato cittadino italiano e membro eletto dell'assemblea legislativa della città con il Partito Democratico di centro-sinistra.


Ma esprime angoscia per l'ingiustizia che, a suo dire, i musulmani stanno subendo.


"Sono italiano, sono orgoglioso di essere musulmano, non sono un fondamentalista, ma il sindaco, nascondendosi dietro la burocrazia, mi ha tolto anche i diritti", aggiunge. "Integrazione significa adattarsi a un nuovo ambiente, ma non significa rifiutare la cultura del proprio patrimonio".


Servizio aggiuntivo di Giuliana Ricozzi. Visualizzazione dei dati a cura di Keith Fray

venerdì 15 dicembre 2023

MONFALCONE, FORT ALAMO IN SALSA BISIACA

  Le attuali scelte della Amministrazione comunale di Monfalcone potrebbero, e forse dovrebbero mettere in discussione l'ampio consenso sino a qui ricevuto da parte dei cittadini .Un consenso, in gran parte personale della Sindaco Anna Cisint testimoniato  se non altro dai travolgenti risultati alle urne  che hanno portato alla sua rielezione. Personalmente credo che anche chi non condivide l'orientamento politico di questa Amministrazione  abbia apprezzato diverse  cose che da essa sono state fatte, dalla conclusione di opere iniziate dalle precedenti Amministrazioni ma che sembravano arenate, all'avviamento dei lavori per la ristrutturazione e sistemazione  del porticciolo  ed annessa rotatoria, alle piccole e grandi cose, che hanno portato a rimettere a posto diversi angoli di Monfalcone, al neonato Museo medievale, la valorizzazione della Galleria di Arte Contemporanea, prima quasi sempre chiusa , a tutta una serie di iniziative a favore del commercio che le precedenti amministrazioni avevano parecchio bistrattato. Senza voler fare un elenco esaustivo,  le cose positive sono diverse ed  è chiaro che il modo nel quale la Città di Monfalcone viene amministrata in genere piace.


Tuttavia, bisogna rendersi conto che il giudizio sulll'operato di una Amministrazione comunale non può' limitarsi a qualcosa di analogo alla amministrazione di un condominio: manutenzioni, ampliamenti miglioramenti eccetera. ma che deve comprendere la sua funziona sociale, e qui purtroppo i dubbi non mancano, specie negli ultimi mesi


Monfalcone vive all'ombra della Grande Fabbrica (cit) , il Cantiere , che ha trasformato un villaggio di pescatori e cestai in una città industriale, a costo di consistenti immigrazioni da più' di cent'anni a questa parte, ed a partire dagli ultimi venti/venticinque anni queste immigrazioni hanno portato qui un consistente aumento di  stranieri di diversi usi e religioni, in particolare una consistente comunità proveniente dal Bangladesh , di religione islamica. Va detto che in passato, gli stranieri che qui arrivavano si inserivano progressivamente in un tessuto sociale tutto sommato  abbastanza coeso, anche perché gli arrivi non erano stati sinora così' massicci,  ma partire del cambiamento delle politiche di Fincantieri in tema di personale, alla fine degli anni 90 del secolo scorso, la dismissione delle assunzioni dirette in favore del subappalto, ha portato a notevoli stravolgimenti nel tessuto sociale della Città. 


A mio avviso questi processi di cambiamento non sono stati adeguatamente gestiti neanche dalle Amministrazioni precedenti, che a loro volta si sono concentrate su aspetti più materiali, in particolare viabilità ed arredo urbano ( con scelte  anche discutibili ) Pero', se è ben vero che non è stata gestita l'accoglienza, ora siamo arrivati a quella che sembra una  vera e propria resistenza, della quale non si intravedono le finalità.


Già alcuni anni fa la comunità bengalese aveva acquistato, con una raccolta di fondi, un area sede di attività commerciali dismesse  in via I maggio per istituirvi un centro culturale o un centro di preghiera, comunque un centro di riferimento per la comunità islamica. Le richieste della comunità islamica avevano dato vita ad un contenzioso che alla fine aveva portato alla bocciatura del progetto. Erano state contestate al Comune la destinazione d'uso dell'area ed una serie di norme  edilizia, con sentenza definitiva del Consiglio di Stato. A molti è sembrato evidente che le norme edilizie opposte erano state in realtà  funzionali ad impedire le formazione di un centro di aggregazione della comunità islamica, perché volendo, le destinazioni d'uso si possono cambiare, i problemi edilizi si possono risolvere.


Successivamente, in questi giorni, sono stati chiusi due luoghi di aggregazione in via Duca d'Aosta ed in via Don Fanin, con ordinanze che facevano riferimento al sovraffollamento dei locali , non destinati ad accogliere un numero elevato di persone, evidentemente soprattutto per problemi strutturali. Anche qui le ordinanze sono legalmente ineccepibili, e con motivazioni tecnicamente non discutibili, tuttavia il Sindaco nelle sue dichiarazioni, specie nelle dirette video sui Social media ha più' volte ribadito che l'intento era quello di chiudere i luoghi di preghiera, in quanto possibili luoghi di islamizzazione esasperata e di fondamentalismo islamico, perché dal momento che in questi luoghi si parla in arabo non è possibile capire di cosa parlano e quindi potrebbe trattarsi di propaganda.

 

Credo che quest'ultimo punto sia particolarmente importante, perché rivela che al di la degli aspetti tecnici legati alla sicurezza, questo denoti un atteggiamento ideologico perlomeno discutibile.


La comunità islamica a Monfalcone è piuttosto importante, circa un terzo degli abitanti di Monfalcone è straniero e la comunità proveniente dal Bangladesh conta da sola tra i 4000 ed i 5000 componenti.


Bisogna dire che queste persone sono venute qui non con in barconi o nel sottofondo di un TIR ma sono arrivati qui per lavorare in Fincantieri. Sono immigrati regolari, che qui resteranno, ed uno scontro frontale sul tema religioso appare come un qualcosa di estremamente pericoloso, perché suscettibile di creare esasperazione, risentimento e quindi ostilità 


Io credo che chiudere continuamente i loro luoghi di aggregazione non possa fare altro che esasperare gli animi e contribuire a fare sentire la comunità bengalese come accerchiata in un territorio ostile. Del resto chi di noi , emigrando in altro Paese per lavorare accetterebbe di dover rinunciare alla propri religione, alle proprie tradizioni? E' ovvio che per noi alcune di queste tradizioni sono riprovevoli, in particolare la condizione della donna, tuttavia credo che trovare un compromesso rispetto alle loro esigenze potrebbe aprire delle porte al dialogo che oggi magari non si intravedono.


Oggi il Sindaco con queste dichiarazioni, più' ancora che con queste azioni, si dichiara contro un terzo dei Cittadini che amministra, e le chiusure verso la comunità bengalese potrebbero portare ad esasperazioni ed alimentare fortemente quella radicalizzazione che dichiara di voler combattere. Del resto questi atteggiamenti non fanno altro che creare allarme nella popolazione, e l'allarme crea paura , dalla quale facilmente nasce la rabbia. Un atteggiamento perlomeno prudente sarebbe stato quello di notificare eventuali chiusure per motivi tecnici, senza clamore , senza dichiarazioni sulla sostituzione (etnica) senza alimentare un clima di intolleranza che non fa bene a nessuno e che tutto sommato non appartiene alla comunità monfalconese.


A mio avviso un Sindaco che dichiara guerra all'Islam avendo nel proprio comune una comunità islamica che è circa un terzo della popolazione non fa del bene a nessuno. E' una posizione ideologica, che probabilmente viene ritenuta utile dal suo Partito di appartenenza , ma che non risolve i problemi, anzi, ne crea


Naturalmente il Sindaco ribalta la questione, e nelle sue dichiarazioni anche tramite alcune trasmissioni televisive su reti a diffusione nazionale, afferma che la sua è una difesa, una difesa dei "nostri valori e le nostre tradizioni" contro una crescente "islamizzazione" 


Si è parlato di un aumento della presenza di donne velate, di un ritorno ad una osservanza più' radicale delle prescrizioni islamiche in questi ultimi periodi. Ma è cosi' strano? Io credo che sia normale una comunità che non si sente accettata, che si sente isolata , tenda a compattarsi al suo interno ed a concentrarsi sulle proprie tradizioni. E teniamo conto di quali atteggiamenti sono stati suscitati da questo tipo di situazioni negli immigrati di seconda e terza generazione in altre città d'Europa. Perché se la prima generazione nata all'estero sopporta, in quelle successive che si sentono discriminate nella propria terra di nascita, la rabbia aumenta.


Le dichiarazioni e l'atteggiamento del Sindaco su questi temi possono creare purtroppo allarmismo nella popolazione residente, e frustrazione nelle persone immigrate, allontanandole le une dalle altre e creando un clima nel quale integrazione ed accettazione diventano molto difficili 


Credo che difficilmente si possa credere in questa visione di Monfalcone come una specie di Fort Alamo in difesa dei valori occidentali contro l'aggressione delle masse islamiche. Ritengo che questa "resistenza" vada vista piuttosto un atteggiamento di tipo ideologico, derivante da esigenze di tipo politico che non riguardano certamente il mantenimento dell'immagine dal Sindaco nel Territorio, perché non ha bisogno di questo, ma piuttosto funzionale ad alimentare un certo tipo di immagine del Partito di appartenenza, la Lega, a livello più' ampio, forse a livello nazionale .


Insomma una situazione  che non riguarda in realtà il Territorio, non riguarda Monfalcone ma utilizza Monfalcone  realizzando un "caso Monfalcone"  per creare una immagine mitizzata ed eroica  del partito della Lega che si erge in "difesa dei nostri valori e delle nostre tradizioni" , immagine che peraltro non riflette la realtà di un territorio nel quale i veri valori sono l'accoglienza la condivisione e la solidarietà. 

C'è solo da sperare  che questa realtà venga capita, prima che le situazioni esasperate vadano a creare una nuova più' triste realtà.

sabato 25 novembre 2023

Di chi è la colpa

 Credo che il delitto di Giulia Cecchettin abbia  sconvolto tutti, perchè ha colpito in un luogo del nostro animo dove non eravamo mai stati colpiti. 

In moltissimo altri casi, siamo riusciti a trovare una scusa , una ragione per la quale " a me non sarebbe potuto accadere" oppure , sarebbe stato evitabile ma "chi di dovere non è intervenuto , non ha vigilato" e quindi è colpa di qualcuno, delle Forze dell'ordine, della Magistratura, delle Leggi  eccetera. 

Molto spesso, quasi sempre, noi teniamo a bada la nostra angoscia con ragionamenti che tendono a confinare gli avvenimenti nefasti come eventi che "succedono lontano da qui", oppure "succedono a certe persone" oppure "in certe situazioni" con le quali non abbiamo a che fare. Quindi , in un altro mondo. E' il caso per esempio della giovanissima Saman Abbas,  uccisa  per opera dei genitori pakistani,  per avere rifiutato un matrimonio combinato , per la quale si puo' pensare che sono cose successe in persone di "altra cultura", è il caso di tanti femminicidi nei quali la persona aveva denunciato ma non era stata creduta/aiutata/protetta, preceduti magari da periodi i maltrattamenti e/o stalking. 

Ma in questo caso le cose stanno diversamente, da questo delitto non possiamo fuggire.  

Giulia Cecchettin era una persona mite, tranquilla, studiosa, senza ombre, attiva nel volontariato che era stata fidanzata con il tipico ragazzo di buona famiglia, tranquillo sportivo appassionato di montagna,. Due ragazzi che avrebbero potuto essere i nostri figli, che hanno l'età dei nostri figli.  Due come tanti, tanto che gli amici stessi dei due ragazzi non si capacitano dell'accaduto. 

Una morte quella di Giulia che ci colpisce al ventre, come un colpo basso, perchè se è successo a lei , se è successo a loro, allora veramente puo' capitare a chiunque e dovunque. E' un mondo che si frantuma, è il nostro cristallo di protezione che credevamo infrangibile che  si sbriciola e si dissolve. 

C'è nel nostro animo una grandissima pietà per questa giovane che stava per laurearsi ed è stata fermata ad un passo da questo traguardo e forse, proprio per questo, per impedirle di raggiungerlo e quindi "umiliare" il maschio che non ce l'aveva fatta prima di lei. Per questa giovane che aveva capito di dover uscire da una relazione che stava diventando tossica, senza colpevolizzare lui ma anzi cercando di aiutarlo. .

Ci dovrebbe essere anche allo stesso modo una grandissima pietà per questo giovane, che pure  ha compiuto azioni terribili e la cui vita è allo stesso modo spezzata, perchè per quanto efferato sia stato il delitto, è evidente che non si tratta dell'opera di una mente criminale, ma del pasticciaccio brutto di un bambino frustrato che è entrato in una escalation dalla quale non ha saputo uscire prima della distruzione.

Ci sono pietà, certo, molta rabbia, ma anche smarrimento ed ansia. 

Da una parte c'è chi colpevolizza la Società nel suo insieme , il messaggio della sorella di Giulia, Elena, è chiaro e diretto: nessuno si sottragga alla propria responsabilità per quanto riguarda la concezione della Donna in una Società patriarcale che vede comunque la Donna come sottomessa ed inquadrata in un ruolo subalterno. Ruolo dal quale non deve cercare di sfuggire perchè altrimenti crea disagio e disorientamento nel maschio, sentimenti che possono in taluni casi virare alla gelosia , alla rabbia sino alla furia distruttiva. 

Altra colpa della Società secondo alcuni  è quella di avere prodotto una generazione fragile, incapace di reggere la frustrazione , una generazione che paradossalmente non sarebbe vittima di una Società Patriarcale ma in qualche modo vittima di una Società nella quale il patriarcato, dove il Padre riveste il ruolo di autorità contenitiva , è cosi' in crisi che verrebbero  mancherebbero i punti di riferimento per un sano ed equilibrato siluppo psicologico del (giovane) maschio il quale pertanto fatica ad uscire da una dimensione infantile e sviluppare quella maturità capace di gestire in modo equilibrato il rapporto tra emozione ed azione . Tipicamente l'atteggiamento del bambino frustrato che butta a terra il giocattolo per romperlo e che puo' diventare il giovane che "distrugge" l'oggetto della propria frustrazione, in questo caso la donna 

L'utilizzo del termine "oggetto" della frustrazione non è casuale, e continua a riferire in ogni caso ad una Società patriarcale in senso ampio , ovvero come sopra una Società nella quale la Donna è relegata in un ruolo subalterno, e quindi facilmente diventa "oggetto"

Qualcun altro, sostiene la responsabilità esclusivamente individuale, legata alla instabilità mentale del singolo, e limitando se non escludendo il ruolo di una Societò patriarcale.

Effettivamente, attribuire tutto il problema alla Società escludendo la responsabilità educativa delle Famiglie e la capacità di autodeterminazione del singolo sembra avere una valenza per certi versi assolutoria che non fa bene a nessuno. Anche perchè in fin dei conti la Società è per l'appunto composta da individui e Famiglie. 

Credo pero' che tutte queste affermazioni non siano altro che diverse sfaccettature di una sola visione . Quella di una Società decadente, che ha perso i valori di riferimento, e che vive un momento di transizione molto difficile, nel quale alla concezione della Donna subalterna e comunque considerata oggetto, si contrappone un maschio che vorrebbe essere punto centrale di riferimento e non puo'., servi di una concezione comunque maschiocentica  in profonda crisi. 

Non conosco soluzioni, perchè non esistono soluzioni semplici per problemi complessi. Quello che possiamo dire è che uscire da questa situazione è un qualcosa che riguarda e coinvolge tutti. . 

Alla invocazione di Elena, la sorella della povera Giulia, di colpevolezza di tutti i maschi, credo si debba purtroppo contrapporre la osservazione che non solo i maschi sono colpevoli oggi di questa concezione maschilista, ma anche le troppe donne che vi concorrono, proponendo il proprio corpo come oggetto, e non stiamo parlando di una donna indipendente che si veste come vuole ma proprio delle troppe donne che scientemente utilizzano il proprio corpo come merce di scambio ,ed anche di quelle che per tradizione o per convinzione ripropongono questa situazione come qualcosa di inevitabile, anche nella educazione dei propri figli, maschi e femmine. 

Bisogna fuggire da questa tentazione di entrare in un a logica di conflitto e di attribuzione di colpe , anche se bisogna riconoscere che quantomeno l'appello di Elena ha avuto il pregio ed il merito di sollevare il problema e creare una forte discussione , e cercare ciascuno di capire cosa puo' fare concretamente, come padri, madri , fratelli, amici, insegnanti, poliziotti, assistenti sociali, medici, ciascuno nel proprio ruolo

Perchè nessuno puo' fuggire dall'angoscia di questo delitto, e nessuno puo' fuggire dalle proprie responsabilità nella costruzione del mondo in cui viviamo

domenica 8 ottobre 2023

La giornata delle morti bianche

 Anche quest'anno , la seconda domenica di ottobre viene celebrata la giornata dei morti sul lavoro. Come sempre  ovviamente non mancano i proclami delle Autorità , dal Presidente della Repubblica "L'intollerabile e dolorosa progressione delle morti e degli incidenti sul lavoro sollecita una urgente e rigorosa ricognizione sulle condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare lavoratori..... "La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona." Al Presidente del Senato "Mai abituarsi al dolore per simili tragedie. Le morti sul lavoro sono e saranno sempre inaccettabili" eccetera. Proclami, appunto, ai quali non segue mai nulla. La sicurezza sul lavoro è un tema complesso e delicato, anche  e soprattutto perchè su questo tutti cercano di fuggire dalle proprie responsabilità.

Ogni volta che succede un incidente eclatante, come per esempio quello dei cinque operai travolti dal treno a Brandizzo, oppure quello della giovanissima mamma Luana d'Orazio stritolata da un macchinario a Montemurlo due anni fa, l'indignazione si solleva dappertutto, e dopo conciliaboli, discussioni, inchieste giornalistiche e dibattiti politici, si giunge alla conclusione che bisogna fare "piu' controlli" . I colpevoli sono questi "controlli che mancano" ed in questo modo , dopo che si è dato un nome alla causa di tutto , ciascuno puo' rifugiarsi nella propria onorevole indignazione.

Ma non è cosi' semplice, non è cosi'. Innanzitutto, anche se venissero fatti tutti i controlli cosa succederebbe? Io penso che se a Brandizzo si fossero fatti i controlli e ci si fosse accorti che il macchinario su cui operava la povera Luana d'Orazio era stato modificato con un bypass elettrico che di fatto escludeva i sistemi di sicurezza ,con ogni probabilità alla Azienda sarebbe stata somministrata una sanzione, probabilmente non elevatissima , e l'incidente sarebbe stato solo posticipato. 

Poi i controlli si limitano a verificare il funzionamento di impianti e l'esistenza di procedure, ma come il legislatore ha saggiamente spiegato nel Testo unico per la Sicurezza (d.lgs 81/2008 e successive modificazioni ed integrazioni) il processo che porta alla gestione della sicurezza è molto complesso ed articolato, e funziona soltanto se ciascuno degli attori interessati fa la sua parte, e questo non è sempre verificabile dai controlli. Considerato poi che le pene per inadempienze evidentemente non sembrano spaventare gli Imprenditori

Da rilevare per esempio  che il processo per la morte di Luana d'Orazio ha portato al patteggiamento dei titolari della Azienda a due anni , con ogni probabilità con la sospensione condizionale della pena. Due anni con la condizionale. Per una morte. Io credo che sia inaccettabile. Per il rogo della Tyssen Krupp  dove morirono bruciati vivi 7 operai , dopo infiniti processi alla fine i due maggiori imputati sono stati condannati a circa dieci anni che pero' sono diventati cinque anni, entrati in carcere dopo 16 anni dal rogo, probabilmente non sconteranno neppure l'intera condanna ( in primo grado era di 16 anni) .

Per le Aziende italiane la sicurezza è un costo e un lusso a prescindere da quello che dice il Presidente della Repubblica, ed è un costo da evitare, anche perchè ad onta di quello che indica la legislazione italiana ed europea non è purtroppo vero , o almeno non è abbastanza vero che la mancanza di sicurezza costa loro  un patrimonio , dal momento che le Imprese pensano e spesso non a torto, in questo campo,  di capitalizzare i guadagni e socializzare le perdite. Ovvero di risparmiare sulla sicurezza , contando poi sul fatto che le spese sanitarie per gli incidenti verranno coperte dal SSN, che in caso di morte interverranno Leggi compiacenti, assicurazioni eccetera, insomma morti e feriti non gravano sul bilancio della Azienda come invece gravano i costi di una vera sicurezza, mantre la parte penale come si vede incide poco. 

Credo che un primo passo per costringere le Aziende a mettere in campo ogni possibile accorgimento per la salute e la sicurezza, sarebbe quello di istituire una responsabilità in capo ai Responsabili di ogni grado della sicurezza simile alle Leggi che regolano l'omicidio stradale. 

Per esempio "Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla sicurezza o con la loro omissione è punito  con la reclusione da due a sette anni. Chiunque si rende responsabile o connivente di alterazione dei sistemi di sicurezza di procedure o macchinari dai quali derivi ferimento menomazione o morte di una persona, è punito con la reclusione da otto a dodici anni."Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il conducente cagioni la morte di più persone, ovvero la morte di una o più persone e lesioni a una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni diciotto." Non dovrebbe essere ammessa la sospensione condizionale della pena Eccetera

Questo naturalmente come deterrente. Consideriamo pero' che alla fine si troverebbe probabilmente comunque a pagare un capro espiatorio , perchè in molti casi il problema della sicurezza viene trasferito alle Ditte appaltanti e subappaltanti , in una cascata ad inseguimento del risparmio esasperato, sregolato e senza freni.

Si,  in ultima analisi queste persone muoiono per una questione di soldi.

E purtroppo nella elusione della sicurezza gli stessi lavoratori diventano spesso complici. Innanzitutto la sicurezza comporta la attenzione a tutta una serie di regole, ed agli italiani non piacciono le regole, lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno. E' poi facile spesso per gli imprenditori chiedere la complicità dei lavoratori sulla  trasgressione a  regole che appaiono o vengono presentate come  inutili e ridondanti, oppure fare pressioni per saltare procedure che "rallentano il lavoro" ,o  mettere in ridicolo chi è spaventato da lavorare in determinate condizioni ( cos'è hai paura? Frase che secondo me ha fatto molti morti) . Sul fare pressioni, hanno buon gioco su lavoratori precari, e sono tantissimi, che temono di non vedersi rinnovato il contratto di lavoro , sui lavoratori che non sono sufficientemente formati sul lavoro che devono fare, sulle sue implicazioni e sui pericoli che puo' comportare . 

Pertanto la sicurezza sul lavoro passa per una diminuzione del precariato, con conseguente ripristino dei diritti dei lavoratori ( e qui deve intervenire la politica, perchè un lavoratore eccessivamente ricattabile non sarà in grado di pretendere sicurezza) una corretta e scrupolosa  formazione dei lavoratori in tema di sicurezza , un aumento dei controlli a fronte pero'  di pene certe e consistenti, (ancora, qui deve intervenire la politica) ,la applicazione scrupolosa e completa del TUS (testo unico sulla Sicurezza) . Passa per una diminuzione consistente della "tentazione " o della necessità delle imprese di fare cassa sulla sicurezza e quindi inevitabilmente attraverso una regolamentazione degli appalti, che non consenta risparmi evidentemente eccessivi . Passa attraverso tutta una serie di risanamenti della politica, che per fare vera sicurezza dovrebbe dare parecchi dispiaceri ai grandi imprenditori. Cosa che sarà molto difficile. Tuttavia la cosa da non dimenticare è che ciascuno di noi è coinvolto , sia come lavoratore che deve pretendere sicurezza, sia come elettore, che deve esigere l'impegno dai politici per i quali vota, sia come imprenditore, sia come sindacalista o come iscritto ad un sindacato . Ognuno di noi è responsabile, non sono solo "i controlli"

lunedì 21 novembre 2022

IL NUCLEARE AL BAR DELLO SPORT

     Con l'avvento della destra al potere, ritorna con vigore la voglia di nucleare in Italia. Una voglia in realtà mai sopita , ma che ora trova circostanze maggiormente favorevoli. La principale ovviamente è la scusa della crisi energetica conseguente alla guerra in Ucraina, che vien opportunamente alimentata dal populismo e della demagogia delle quali le formazioni politiche ora al Governo  si nutrono, e che peraltro le hanno portate al potere. E che recitano la fiaba che , dal momento che il gas scarseggia (in realtà le riserve italiane sono cosi' cospicue  che lo stiamo rivendendo) è necessario trovare fonti energetiche "alternative" e che una di quest "alternative" sarebbe il nucleare. 

    Ora, prima ancora di elencare i motivi per i quali il nucleare è la peggiore scelta  possibile, anzi NON è una scelta, cerchiamo di fare un ragionamento pragmatico. Un Paese non puo' (almeno non dovrebbe) fare la sue scelte strategiche sulla base dell'isteria del momento, perchè una scelta come questa richiede anni per essere realizzata , Una centrale nucelare, dalla progettazione alla entrata in funzione richiede tra i 15 ed i 20 anni, ed anche se probabilmente gli industriali che stanno spingendo per questo business parleranno di nuove tecnologie capaci di relizzare le centrali con tempistiche minori , sino ad oggi nessuna centrale nucleare è entrata in funzione prima dei quindici anni della sua progettazione. Percio' quando il Governo blatera di nucleare come di una risposta alla crisi attuale, sono solo chiacchiere da bar dello sport, nel quale tra un bicchiere e l'altro si fanno e si disfano crisi mondiali, pensando di poter creare soluzioni semplici a problemi complessi. Dovrebbe essere chiaro per tutti che questa NON sarebbe una soluzione al problema contingente, e che chi pensa che la scelta nucleare porterebbe ad una diminuzione delle bollette è un illuso (da bar dello sport)

    Ovviamente, questo Governo potrebbe decidere di percorrere questa strada scellerata, trascurando la volontà degli Italiana espressa in un referendum 35 anni fa che aveva portato alla chiusura delle poche centrali atomiche italiane ( ma da un governo di destra potremmo tutto sommato anche aspettarcelo - tra l'altro le scorie nucleari di queste centrali dismesse non hanno ancora una sistemazione definitiva e risultano stoccate "provvisorimente" in siti inadatti e ad altissimo rischio di contaminazione dell'ambiente.)  Ma dovrebbe essere una scelta strategica di lungo, lunghissimo periodo, ed una scelta a questo punto definitiva sul futuro energetico del Paese, ed ovviamente anche sulla salute dei suoi cittadini, non puo' essere venduta come una risposta ad un soluzione contingente, perchè non è cosi'

    E' del tutto ovvio ed intuibile che la spinta principale in questa direzione viene dal mondo dell'industria del nucleare, perchè il nucleare è un grandissimo business.... Per chi costruisce le centrali ovviamente. Non per chi poi deve pagarne il prezzo, e stiamo parlando anche e sopratutto dei costi per lo stoccaggio e la gestione delle scorie. A parte i disastri come Fukushima, nel quale per la gestione dei reattori collassati e solo di quelli non dei danni collaterali , si ipotizza un costi di 1200 miliarid di dollari, abbiamo appreso dalla trasmissione Presa Diretta del 11.09.2022 che la Germania per la gestione delle scorie nucleari della sue centrali chiuse ormai da 18 anni prevede di spendere intorno ai 100 miliardi di euro, e senza avere soluzioni veramente certe

    Quindi costi in denaro e salute. Chi parla della sicurezza delle centrali piu' moderne, dimentica che se la sicurezza nella gestione delle centrali è affidata ai tecnici (e comunque non dimentichiamno che siamo nel Paese dell'Ilva di taranto, del ponte Morandi eccentera) la gestione delle scorie e di tutto quanto non fa piu' abbastanza business è affidata di fatto i politici , per il motivo che devono destinare ingenti risorse ad un qualcosa che non li fa brillare in campagna elettorale e qui è meglio fermarsi.

    Esistono delle risorse energetiche veramente alternative, che diversi europei stanno percorrendo , e tra questi spicca il Portogallo, che sono il vento, con le pale eoliche in particolare quelle offshore, i parchi fotovoltaici , ma l'energia si puo' trarre anche dal moto ondoso del mare , dalle maree, esistono le centrali a solare termodinamico progettate nientemeno che dal premio nobel Carlo Rubbia ( che è stato in pratica cacciato dall'Italia ed è andato a realizzarle in Cina, Egitto. Spagna ecc) basterebbe volerlo

    Un parco eolico per la sua realizzazione a partire della progettazione richiede tempi che sono meno della metà di una centrale nucleare , con costi che ne sono una frazione, un parco fotovoltaico richiede meno di un anno

    Ma evidentemente non  fanno abbastanza business per qualcuno.

    E quindi, con ogni probabilità dovremo soccombere al nucleare.

    Naturalmente non parlo per coloro i quali hanno convintamente votato questo Governo perchè ne condividono le idee ed i valori. Loro saranno felicissimi di avere una centrale atomica sulla porta di casa (stanno pensando di farne un qui a Monfalcone) o anche, perchè no, un deposito di scorie radioattive. O no?

martedì 6 settembre 2022

Elezioni, populismo , passato e futuro

     La peggiore campagna elettorale di sempre, se ci fate caso,  si è aperta su concetti vintage. Il PD ha posto come propra bandiera il pericolo fascista, evocando il pericolo democratico di una eventuale vittoria della destra. Questo appare come un atteggiamento ideologico ,in un epoca nella quale l'epoca delle ideologie dovrebbe essere tramontata,  e non porta con se una progettualità del futuro, ma solo l'immagine di un pericolo imminente contro  il quale, evidentemente , il PD si sente di ergersi a difensore . Un concetto ben noto a tutti i politici, quello della paura, che ben era stato rappresentato dal comico(?) Antonio Albanese e ila sua caricatura del Ministro della Paura . Specularmente la destra, e per essa il suo attuale massimo rappresentate Meloni, dice "l'importante è battere la sinistra" prima ancora di pensare a cosa fare, a come allearsi (fermo restando che i partiti della destra  hanno cominciato a disputarisi la pelle dell'orso prima ancora di averlo preso ovvero a discutere sulle cariche del Governo prima del voto) anche qui un atteggiamento ideologico piuttosto fuori moda che non parla di progetti per il futuro ma solo del bisogno di vincere e quindi acquisire il potere


    Parallelamente a questo, questa campagan elettorale (la peggiore di sempre) è il trionfo della demagogia e del populismo. Si parte dalla Flat Tax , presentata come un taglio delle tasse, quando si tratta di un regalo ai ricchi a scapito dei meno abbienti ma che inequivocabilmente è un qualcosa di insostenibile perchè toglierebbe gettito fiscale ad un Paese che non se lo puo' permettere , per andare a settimane lavorative accorciate a parità di stipendio , (chi le pagherebbe?) stipendi e pensioni a casalinghe, mensilità di stipendio aggiunte a titolo gratuito (chi paga?)  , pagamento delle bollette a spese del Governo , milioni di alberi, mille eruo minimo alle pensioni, abolizione della Legge Fornero, ripristino della leva obbligatoria, abolizione del bollo auto , abolizione del Canone Rai, abolizione delle accise, ponte sullo Stretto. Tutto detto da persone che "sanno cosa vogliono gli Italiani" 


    Ma non vi sembra strano che tutti questi che praticamente tutti stanno attualmente al Governo, (tranne Meloni) e "sanno cosa vogliono gli italiani" non abbiano pensato di fare queste cose mentre ancora sono al Governo?


    Io penso che questo quadro abbia pero'  una sua omogeneità. Il rimando ad un pensiero antico come quello ideologico cerca di spostare all'indietro ed in un contesto quasi nostalgico  il quadro temporale di riferimento, mentre, le promesse populiste cercano di portare il pensiero degli elettori ad un ipotetico  futuro fantastico . Il tutto al fine di spostare il quadro di riferimento dal PRESENTE che appare decisamente deprimente per quasi tutto il panorama politico italiano. L'ammucchiata dei " migliori " ha reso evidente l'obiettivo della maggior parte dei politici italiani è il potere per il potere .Uno sbracato asservimento all "uomo nuovo" , all'uomo del destino (Draghi)  che doveva togliere a tutti le responsabilità di Governo lasciandone solo i vantaggi , e che è culiminato nel linciaggio dei 5stelle  incolpati (a torto) di avere fatto cadere il Governo , e la cui vera colpa era in realtà quella di essere, comunque la si guardi, , alternativi e quindi molto scomodi in un sistema che cambia sempre tutto perchè non cambi niente.  Non ci sono progetti per il Paese , c'è solo una corsa a chi riconquista le poltroncine per poter gestire i miliardi dell'Europa e fare lo splendido sino a che questi soldi si dovrà cominciare a restituirli . Nessuno o quasi sembra in grado di proporre qualcosa di concreto, meno che meno  un progetto di lacrime e sangue, Nessuno sembra ancorato alla realtà in questo Paese che vive nei paradisi artificiali dei social media . E noi chi votiamo? 

giovedì 18 agosto 2022

La sinistra che non c'è - 1


        Monfalcone era considerata, sino a pochi anni fa, come una "roccaforte della sinistra", tanto che il trionfo della Lega nel 2016 fece parecchio rumore , anche a livello nazionale  Si dice che persino Bersani , all'epoca, sia caduto dalla sedia alla notizia della "caduta" di Monfalcone di fronte alla Lega, e la giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva Concita De Gregorio ha dedicato a questo episodio nientemeno che una puntata del programma televisivo "Fuori Roma" (molto interessante, cercatela su RayPlay) 

        Monfalcone è una città cresciuta all'ombra dei Cantieri navali, che ne hanno fatto una realtà operaia sin dal 1908, e la classe operaia  storicamente si riconosceva nei valori della sinistra, cosa che probabilmente è stata data per scontata da parecchi. Poi pero', a mio parere, sono cambiate due cose: la classe operaia da una parte, e la politica della sinistra dall'altra. Il tonfo della sinistra e l'avanzata della destra, con ogni probabilità non sono state un fulmine a ciel sereno, una cosa improvvisa e imprevedibile: sono stati il risultato di una erosione cominciata da tempo. Sino dagli anni 90 del secolo scorso Fincantieri ha cambiato strategia di assunzioni ed ha cominciato un massiccio ricorso al subappalto, cosa che ha comportato la progressiva scomparsa della figura del tipico operaio della Grande Fabbrica, il "cantierino" e l'afflusso di grande masse di immigrati inquadrati molto diversamente nel luogo di lavoro , cosa che ha comportato grossi cambiamenti economici e sociali in città  . I "vecchi" cantierini sono diventati pensionati, e le lotte operaie hanno cominciato a sfumare nel ricordo, mentre i nuovi immigrati non potevano costituire una  nuova classe operaia perché in maggior parte precari , suddivisi e frammentati tra centinata di piccole e piccolissime e e comunque estremamente ricattabili e con problemi legati all'inserimento in una società per loro nuova e spesso estremamente diversa da quella di provenienza. Nel contempo, dopo la caduta del muro di Berlino, e la cosiddetta caduta delle ideologie, la Sinistra nel suo complesso entrava in una forte crisi di identità (ad oggi irrisolta) nella quale la scomparsa di alcuni dogmi ha portato la sinistra stessa alla ricerca di nuovi ruoli e nuovi protagonisti , non sempre con buoni risultati (a livello nazionale si veda, per esempio, il ruolo di Renzi nella distruzione del PD, a sua volta derivato da progressive  "fusioni a freddo" di soggetti politici che di volta in volta avevano preso il posto dei vecchi partiti in cerca di un nuovo centro di gravità permanente) 

        A Monfalcone questo si è concretizzato con l'avvento di due gestioni Pizzolitto ed una Altran, che delle prime due era la naturale prosecuzione. Credo che questi quindici anni abbiano portato alla progressiva erosione del concetto di sinistra a Monfalcone. Queste amministrazioni erano composte da persone che davano la netta impressione di ritenere di  avere tutto da insegnare e niente da imparare, quindi con scarso ascolto della gente che avrebbero dovuto rappresentare,   e che al sociale preferivano l'architettura urbana.  Non c'è stata per esempio da parte di queste amministrazioni una gestione dei flussi migratori e dell'impatto che essi hanno avuto sulla realtà Monfalconese.(integrazione?)  I primi ad arrivare a Monfalcone in questa nuova realtà industriale, erano dipendenti delle prime ditte in subappalto che  provenivano dal sud dell'Italia, ed il mercato degli affitti è schizzato alle stelle, le scuole si sino trovate in difficoltà, la sanità locale è andata sotto pressione . A seguire una forte immigrazione dal Bangladesh , che ha portato in breve alla formazione della seconda comunità piu' popolosa in Italia , con tutte le conseguenze del caso.

        Poco o nulla  incisiva nei confronti di Fincantieri e (e della Centrale elettrica ) per quanto riguarda la responsabilità sociale di impresa, scarsamente impegnata per non dire quai assente nel ruolo di mediazione dei forti flussi di immigrazione e nella inclusione ed integrazione degli immigrati, (che avrebbe dovuto essere il punto di forza di una amministrazione di sinistra)  principalmente interessata ad un restilyng della città senza un vero ascolto dei cittadini, come per esempio il rifacimento della Piazza, (della quale a pochi anni di distanza si è potuto verificare il deprimente risultato )o la ristrutturazione dell'ex Albergo impiegati ,( per i quali sono stati spesi 5 milioni di euro  di denaro pubblico senza che si capisse bene quale sarebbe stato il ritorno per i cittadini. ...)  Un approccio alla cultura perlomeno discutibile ,  con una galleria d'arte contemporanea  praticamente sempre chiusa, la promozione di iniziative culturali, per cosi' dire, elitarie, con consistente impegno di fondi e pubblico risibile. Insomma una gestione della città che di sinistra aveva molto poco, una amministrazione impegnata a ammirarsi l'ombelico, con amministratori ed assessori spesso molto chiusi nei confronti della cittadinanza, (anche se non proprio tutti)  specie nei primi due lustri.  Non dimentichiamo poi una esasperata cantierizzazione della città per gli interventi di cui sopra, che hanno messo il commercio a dura prova e che senz'altro hanno contribuito alla desertificazione del centro, che ha quindi velocemente perduto il suo ruolo di nucleo aggregativo della comunità autoctona. Tutto questo , unito all'atteggiamento autoritario del Sindaco ha probabilmente  creato nel tempo uno scollamento dei Cittadini anche non di sinistra nei confronti della politica locale, scollamento del quale il famoso "accordo" per la rinuncia della costituzione di parte civile del Comune nei processi amianto è stata lo goccia (o forse il secchio) che ha fatto traboccare il vaso. Alle elezioni del 2016 il botto, la sinistra va a gambe all'aria. E qui succede il finimondo. Già al primo turno la candidata della Lega rischia di fare il colpaccio con oltre il 49 % , poi il ballottaggio è una debacle completa con oltre il 62 % contro il 37,51 . Personalmente mi è molto dispiaciuto, ma ho trovato significativo  sentire qualche ex sindaco, nei comizi tra il primo turno ed il ballottaggio  sbottare  frasi del tipo "ma insomma , non vorrete mica consegnare la Città alla destra?" con un tono esasperato, rabbioso e forse un tantino disperato,  che credo fosse indicativo di uno stato d'animo di incredulità rispetto al fatto che la sinistra, per quanti errori avesse commesso, potesse essere messa da parte. Ed invece.


Sipario.


        Dopo questo clamoroso tonfo  la Sinistra a  Monfalcone sembra essere improvvisamente scomparsa. Ad una personalità strabordante come quella della Sindaco in carica, fa riscontro un silenzio assordante . Non opposizione, programmi persone, progetti.Per oltre cinque anni.

        I rappresentanti della sinistra sembrano annichiliti, basiti, senza idee.

        Questo ci porta ai giorni nostri, alle elezioni 2022 .Dopo un lustro di silenzio si parte con una parvenza di primarie che propongono persone molto diverse tra loro. Un apprezzato avvocato ed uno stimato imprenditore, entrambi bravissime persone,  probabilmente pero' in difficoltà ad evocare una immagine di sinistra, ed una persona  di chiara estrazione politica di sinistra che vince, va detto con 255 voti sulle 623 persone  che si sono volute esprimere Mi è venuto in mente che questo potrebbe essere stato un esperimento per cercare di capire se la strategia elettorale da mettere in campo si sarebbe dovuta orientare sulla possibile capacità di un nuovo sindaco, oppure se la battaglia dovesse assumere una connotazione ideologica. 

        Mi sembra evidente che la strada scelta sia stata quest'ultima  e non è stata vincente. Anche se bisogna dire che la notevole squadra che si è creata a sostegno della candidata sindaco ha rammentato i bei tempi dell'entusiasmo politico. 


        E' mia opinione che un enorme patrimonio sia stato dissipato , nel recente passato, e che non sia sufficiente una campagna elettorale per ricostruirlo


        A prescindere dalle varie polemiche che si sono intrecciate, anche a seguito di  varie interferenze di politici probabilmente mossi anche da  da personalismi , va detto che comunque un campione di 627 persone su 20.000 votanti non è cosi' rappresentativo qualunque sia il risultato. Comunque sia, ora a questa sinistra all'opposizione spetterebbe l'arduo compito di costruire una nuova immagine, una nuova fiducia basata su proposte concrete ed attuabili che rispondano a reali esigenze dei Cittadini, su una progettualità credibile per la Città ed il mandamento . E non sembra un compito facile


        Se questa sinistra vuole proporsi come qualcosa di nuovo, avulso da un passato scomodo, ha l'arduo compito di ricostruire una immagine positiva, basata sulle competenze piuttosto che sulla pura ideologia , su programmi specifici e ben articolati piuttosto che sun "libro dei sogni" su una critica costruttiva piuttosto che su una denigrazione di quanto fatto dalla giunta attuale . Perchè l'avvento di un Sindaco di destra che fa le cose, che amministra la città con capacità e competenza ha rotto gli schemi, e i Cittadini/contribuenti/elettori hanno capito che vanno valutate in primo luogo le persone ed i programmi , che le ideologie pure e semplici appartengono al passato., che Monfalcone è una citta complessa piema di problemi che vanno affrontati puntualmente con competenza e che percio' ci vogliono persone tecnicamente competenti. Poi che abbiano un orientamento politico adeguato, certo, ma in primo luogo devono convincere.   Ci sono davanti cinque anni di lavoro per poterlo fare. Sino ad allora....non ci resta che aspettare